LA PROPRIETÀ (che fa capo per il 52% a Mediobanca e ad altri istituti di credito e per il 48% alla famiglia Marchi), ha deciso di trasformare la richiesta allo Stato di cassa integrazione straordinaria per cessazione dell'attività sulla linea produttiva XI, in cassa integrazione per stato di crisi, della durata massima di un anno. In tale periodo si effettueranno investimenti sulla macchina X: è quella che sicuramente resterà in funzione, «per garantire il futuro dello stabilimento e l'occupazione».
Previsti nel periodo anche corsi di formazione per il ricollocamento degli operai. Seguiranno altri ammortizzatori sociali, e l'attuazione dei contratti di solidarietà, di due anni rinnovabili. Cassa integrazione per tutti, ma senza licenziamenti di sorta: questa sembrerebbe l'ipotesi. Il lato positivo è dunque che nessuno dei 115 dipendenti indicati a suo tempo (numero poi ridotto a 105) rimarrà a casa in via definitiva, ma si alternerà con gli altri in fabbrica.
Per quanto riguarda le due linee, dalla fine di settembre la XI ha funzionato soltanto per tre settimane ...
circa, poi ha chiuso. E, per il momento, non ripartirà, in attesa degli eventi. Attraverso le loro rappresentanze sindacali, gli operai hanno infatti proposto di effettuare un altro tipo di produzione, ricorrendo alla carta riciclata, e rinunciando di conseguenza alla pasta di cellulosa.
LA SOLUZIONE consentirebbe di ridurre i costi, diminuendo anche le quantità destinate alle discariche. Ma tale ipotesi deve essere esaminata in una trattativa al Ministero (il sottosegretario Stefano Saglia, che si era dichiarato vicino alla fabbrica, non ha ancora convocato le parti a Roma).
Sulla macchina continua X, che sforna 1.150 metri al minuto di patinato, utilizzato soprattutto per le enciclopedie lussuose, la Burgo ha annunciato investimenti.
L'ipotesi di accordo verrà sottoposta ai lavoratori domani alle 14. All'incontro di Vicenza hanno partecipato, per i vertici aziendali, il manager Franco Montevecchi, Rodolfo Magosso, della direzione generale, Fiorenzo Pesenti, che guida lo stabilimento di toscolano Maderno, e Vincenzo Di Fiore, capo del personale. Assai folta la controparte: oltre alle Rsu locali, c'erano sia le rappresentanze sindacali di Brescia che quelle nazionali. Superato il primo scoglio, bisognerà adesso impegnarsi per definire meglio le prospettive della storica azienda gardesana.
Fonte: Sergio Zanca - BresciaOggi
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