«Non finisce qui». Le parole conclusive di Damiano Galletti sono la cornice dell'azione della cgil contro le ipotesi di manovra economica (cambiate in maniera radicale per ben quattro volte nelle ultime settimane) del Governo. Una sfida aperta, un conflitto continuo, per utilizzare un termine caro al segretario della Camera del lavoro. «Da domani (oggi n.d.r.) presidieremo luoghi di valore istituzionale per far sentire il nostro dissenso in queste ore cruciali di discussione parlamentare» annuncia Galletti dal palco di via Zanardelli. E oggi alle 17 ci sarà il secondo round: fino alle 19 presidio davanti alla prefettura in Broletto.
L'OBIETTIVO è chiaro. «Contro una manovra ingiusta e di classe che difende gli interessi di chi ha di più l'unica soluzione è quella di mettere una pressione tale da costringere il Governo ad andare a casa. Non ci sono mezze misure, bisogna andare fino in fondo».
Nessuna ricaduta specifica a livello locale. Questa volta la protesta deve arrivare forte ai piani alti e senza distinzioni. «Difficile svincolare i temi generali, sulle relazioni sindacali se passa l'articolo 8 cambia la legislazione italiana: per questo non accettiamo nessuna regola. Siamo in un momento di grande conflitto smantellare il diritto del lavoro in questa situazione economica è assolutamente deleterio».
L'IMPRESSIONE, sin dalle prime ore della mattina, è che la partecipazione sia più alta rispetto alle ultime mobilitazioni indette singolarmente dalla cgil. Un dato a favore del sindacato di via Folonari è dato anche dalla partecipazione di alcune Rsu non cgil di importanti aziende bresciane. «La partecipazione della Rsu non cgil è un chiaro sintomo di malessere che vivono anche i delegati. A luglio si dovevano dare dei
segnali, ma i mercati se ne sono fregati. Ora ci dicono che dopo questo passaggio ci sarà un'altra manovra a novembre o dicembre». Si è trattato del settimo sciopero bresciano indetto dalla Camera del lavoro, il quinto a livello nazionale. «In questi anni abbiamo arginato una situazione complicata. Oggi la partecipazione è stata alta, pur con il rammarico che se ci fosse unità d'azione ci sarebbe ancora più partecipazione. A Brescia abbiamo costruito anche degli accordi, ma contro il Governo l'arma del conflitto è inevitabile».
I TEMI su cui Galletti punta l'attenzione sono tre in particolare: lotta all'evasione e difesa della legislazione del lavoro per contrastare la politica del centrodestra e introduzione della tassa patrimoniale per una svolta di segno opposto. «Sull'evasione fiscale - spiega Galletti - per tre anni sono state tolte leggi ed articoli, poi si è visto un timido tentativo controcorrente, ma alle dichiarazioni dei redditi online sono stati i nomi, ed anche i conti correnti che dovevano essere abbinati». Ma è sui diritti dei lavoratori che la cgil farà muro opponendosi in qualsiasi sede: «Dichiarare che il secondo livello diventa più importante del contratto nazionale - commenta Galletti - è un attacco a chi è più debole, l'ennesimo tentativo di scardinare tutta la legislazione sul lavoro». Le alternative? «La soluzione è chiara e passa da una tassa patrimoniale, la sola in grado di colpire i ceti più abbienti e ridare fiato allo sviluppo. Oggi ci troviamo con inflazione in crescita e una carta - quella dell'aumento dell'Iva - che il Governo si sta tenendo in serbo per poter essere giocata come ultima spiaggia».
APRENDO il suo discorso Galletti ha voluto ricordare la figura di Mino Martinazzoli (a cui poco prima - mentre il corteo passava silenziosamente davanti al palazzo comunale - aveva reso omaggio con una delegazione del sindacato). «Un esempio di come si possa fare politica con onestà, intelligenza e coraggio: un cattolico che è stato seguito da una parte del suo mondo».
Nessun commento:
Posta un commento
Tutti i commenti saranno pubblicati purché privi di volgarità, offese, denigrazioni o attacchi personali.
I commenti che non rispettano queste regole elementari di buona educazione verranno cancellati.