martedì 18 febbraio 2014

Il cuneo fiscale - a cura di Ermanno Ricci

Durante la elaborazione della legge di stabilità, ha tenuto banco anche il provvedimento denominato “cuneo fiscale” come viene denominato il complesso di ritenute che gravano sul costo del lavoro.  Il provvedimento è previsto dal comma 127 della legge dove è stabilita una riformulazione dell'art. 13 del t.u.delle imposte dirette per quanto si riferisce alla determinazione delle detrazioni che riguardano il lavoro dipendente.
In particolare, accompagnato da una rilevante risonanza mediatica, si è commentato questo argomento con dovizia di giudizi più o meno critici che, ora, a “bocce ferme”, è possibile valutare.
La formula adottata dovrebbe (il condizionale è d'obbligo), ridurre l'imposizione fiscale sui redditi da lavoro fino alla concorrenza di €. 55.000 lordi annui.
Ma a conti fatti, nelle tasche dei lavoratori dipendenti non giungerà un euro in più, in quanto sia l'irrisorietà del beneficio, sia l'incremento dei tributi locali (addizionali regionali, comunali e imu), contribuiscono ad affogare i modesti aumenti in busta paga. A questo proposito sarà utile confrontare la tabella che abbiamo di seguito elaborato dove vengono riportati gli incrementi riferiti al reddito.
Ci vuole ben altro per superare e rilanciare l'economia, come si sente spesso dichiarare da parte di politici ed economisti ! E per i pensionati ?
Se esistevano dubbi, gli stessi vengono fugati dal medesimo comma della legge che chiarisce non doversi applicare la nuova riformulazione ai redditi da pensione ed assimilati. Così oltre al danno anche la beffa!
Non bastava il blocco biennale imposto per le pensioni superiori a tre volte il minimo, della riforma monti/fornero, non bastava il nuovo sistema introdotto per ridurre la percentuale di aumento della perequazione annuale, ci voleva anche l'esclusione dalla riduzione del cuneo fiscale per ampliare ancor più il divario che già esisteva con la vecchia normativa tra redditi da lavoro dipendente e redditi da pensione.
Prosegue così, la politica di riduzione del potere di acquisto sui redditi dei pensionati e delle loro famiglie con le nefaste conseguenze di inasprire il già esistente disagio sociale e contribuendo ad alimentare una ulteriore e drastica riduzione dei consumi.

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