Sono passati 4 anni dal precedente congresso e un anno dal mio insediamento in questa importante categoria. Un anno intenso per la situazione di generale crisi in cui versa il paese e non solo, un anno intenso per le vicende politiche della nostra democrazia, un anno intenso per le specifiche dinamiche della nostra organizzazione: interne ed esterne.
Stiamo attraversando anni difficili, momenti complicati, siamo giunti a definire l'attuale crisi a momenti riconducibili solo al dopo guerra.
La cosa pone interrogativi, molti. Tra questi un paragone: la nostra organizzazione, e i lavoratori e le lavoratrici che la compongono sostengono e animano, hanno mai avuto anni che non fossero difficili? Purtroppo la risposta appare scontata.
Ma se appare scontata non pare lo sia altrettanto il perché.
Abbiamo certamente fatto degli errori, l'idea positivistica che ci guidava un tempo e che pare ancora avere tanta parte in molti dei nostri ragionamenti probabilmente andava corretta, certamente lo va oggi. Così come l'idea che il lavoro sia di per sé un un elemento qualificante e indiscutibilmente riconosciuto, dimenticando il soggetto principe del lavoro: il lavoratore. Dimenticando, o forse solo rimuovendo, il fatto che tanta parte dei problemi che oggi abbiamo e che dobbiamo risolvere risiedono proprio nell'idea che sia l'uomo fatto per il lavoro e non il lavoro per l'uomo. Che traducendo altro non significa che il presupposto sociale del lavoro, e credo non ci sia bisogno di citare passi di Heghel per dimostrarlo, è fondamento della realizzazione dell'uomo, e non il suo sfruttamento in logica puramente di profitto. Se vuoi leggere la relazione la puoi scaricare qui in formato PDF.
Nessun commento:
Posta un commento
Tutti i commenti saranno pubblicati purché privi di volgarità, offese, denigrazioni o attacchi personali.
I commenti che non rispettano queste regole elementari di buona educazione verranno cancellati.