«Mai nella storia della Repubblica ci sono stati un governo e un ministro del Lavoro che avessero come scopo quello di abolire il contratto nazionale, lo Statuto dei lavoratori, i diritti dei lavoratori. E´ una vicenda che non ha precedenti. La contrasteremo con tutti i mezzi». Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, parla dell´articolo 8 della manovra del governo. E sfida la Cisl, la Uil, la Confindustria e le altre associazioni imprenditoriali perché è il momento di scegliere: o la legge o l´accordo tra le parti sociali.
Camusso, lei dice che la Cgil farà tutto il possibile per cancellare l´articolo 8 della manovra. Cosa farà in concreto?
«Continueremo a chiedere lo stralcio di quella norma quando la discussione arriverà nell´aula del Senato. In ogni caso la Cgil non firmerà alcun accordo che possa mettere in discussione lo Statuto dei lavoratori e l´eguaglianza tra essi. Per noi è una norma inapplicabile. Ci sono poi diversi evidenti profili di incostituzionalità. Ricorreremo alla Corte costituzionale appena possibile oltre a tutelare i lavoratori i cui diritti dovessero essere messi in discussione da quella legge. Poi apriremo un conflitto in tutte le aziende e i territori. Dove si cercherà di applicare la legge arriveranno gli scioperi. La Confindustria, come le altre organizzazioni imprenditoriali, deve scegliere: o la legge, o l´accordo del 28 giugno scorso».
E´ un invito che rivolge anche a Cisl e Uil?
«E´ un invito che rivolgo anche a loro».
Ma hanno detto che la legge non è in contrasto con l´accordo del 28 giugno firmato anche dalla Cgil.
«Ripeto: è un invito anche a Cisl e Uil. Non dicevano che non si poteva approvare una legge sulla rappresentanza sindacale perché avrebbe violato l´autonomia delle parti sociali? Bene, più violazione di questa!».
Resta il fatto che l´articolo in discussione non obbliga nessuno a derogare alle leggi. Eventualmente si possono fare gli accordi con i sindacati più rappresentativi.
«Guardi, quell´articolo è il massimo dell´indeterminatezza. Non si capisce quale sia il criterio di rappresentatività; c´è un incomprensibile principio maggioritario. E qual è la rappresentatività territoriale? Valgono anche gli accordi firmati dai sindacati di comodo?».
Domani la Cgil sciopererà da sola contro la manovra. E´ uno sciopero che ha diviso i sindacati ma anche il Pd. Perché questo sciopero?
«Perché il segno di questa manovra è quello di una profondissima iniquità. Una manovra che scarica tutto sul
lavoro pubblico, sui pensionati, sui servizi ai cittadini, su una progressiva destrutturazione del welfare. Questa è una manovra socialmente insopportabile. Ma, d´altra parte, un governo animato da uno spirito di vendetta non può fare scelte positive per il Paese».
Non teme di finire come il sindacato greco che proclamava lo sciopero generale mentre il Paese affondava?
«Con tutto il rispetto per la Grecia, le nostre condizioni sono assolutamente differenti. Non a caso noi non scioperiamo a posteriori, quando le decisioni sono già state prese, bensì quanto la discussione è ancora aperta. La nostra iniziativa a qualcosa è già servita se, in questa manovra, sono saltati gli interventi sulle pensioni, sulla tredicesima degli statali e, infine, se sono state ripristinate le festività civili».
Si dice che lei abbia proclamato lo sciopero per non lasciare la piazza alla Fiom.
«Non esiste. Io non vivo di dietrologie e di processi alle intenzioni».
Non teme che martedì le piazze possano essere piene di militanti ma anche gli uffici e le fabbriche di lavoratori? Insomma non ha paura che scioperino in pochi?
«I segnali che abbiamo sono positivi. Sappiamo benissimo che c´è una situazione di difficoltà, che la cassa integrazione ha falcidiato i redditi. Siamo coscienti che chiediamo un sacrificio ai lavoratori. Ma proprio a loro è stato chiesto di pagare un prezzo altissimo dalle manovre di luglio e di agosto».
L´ex ad di Unicredit, Alessandro Profumo si dice disponibile a impegnarsi in politica. Lei cosa ne pensa?
«Penso che uno dei temi sollevati dalla crisi sia proprio quello del declino della politica. Eppure continuo a pensare che non serva una rincorsa, in qualunque campo, ad un "papa straniero". Non abbiamo bisogno di un salvatore della patria. Serve, piuttosto, responsabilità, programmi e progetti perché la politica non può essere la televisione. Detto ciò non può che essere condivisibile la proposta di Profumo sulla patrimoniale».
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