mercoledì 28 novembre 2012

LE RAGIONI DEL NOSTRO NO ALL'INTESA SULLA PRODUTTIVITÀ


L'accordo sottoscritto tra Governo, Confindustria, ABI, Ania, Rete Impresa Italia, Lega cooperative, CISL, UIL e UGL, è un colpo mortale al Contratto Nazionale.
Com'era
Fino a oggi il Contratto Nazionale ha avuto la funzione di tutelare il potere d'acquisto delle retribuzioni incrementando i minimi tabellari, mentre il secondo livello (che al momento riguarda meno di un terzo delle imprese) è servito a distribuire risorse aggiuntive legate all'andamento dell'impresa. 
Come sarà
Il Contratto Nazionale potrà tutelare il potere d'acquisto delle retribuzioni tenendo conto del fatto che «la dinamica degli aumenti salariali dovrà essere coerente con le tendenze generali dell'economia, del mercato del lavoro, del raffronto competitivo internazionale e gli andamenti specifici del settore». 
Che vuol dire? L'intesa considera l'indicatore individuato - l'IPCA, che già non copre il recupero del potere d'acquisto - onnicomprensivo del Contratto Nazionale e Aziendale. 
L'intesa  prevede che parte degli aumenti concordati nella contrattazione nazionale saranno spostati a livello aziendale e territoriale collegandoli alla produttività e defiscalizzandoli  del 10%, diversificando quindi i minimi contrattuali  da azienda ad azienda  e da territorio a territorio.
Non solo: nella contrattazione aziendale si potranno modificare gli orari di lavoro, la loro distribuzione, gli straordinari, le mansioni dei lavoratori, la possibilità di  utilizzare telecamere o altro per il controllo della prestazione lavorativa. Introdotta anche la possibilità di «demansionamento», ovvero la riduzione della mansione (e della relativa retribuzione) per il lavoratore.
Si ripropone insomma lo schema dell'articolo 8 (del DL agosto 2011), quello
che consente di derogare alle disposizioni di Legge, dal contratto nazionale allo Statuto dei lavoratori. 

Con la nuova intesa

  • La politica del Governo scarica sui lavoratori  i costi della crisi
  • Le nuove regole abbassano i salari reali delle lavoratrici e lavoratori
  • Si peggiorano le condizioni di lavoro
  • Si deroga a leggi e statuto dei lavoratori 
  • Non ci sono regole democratiche di rappresentanza sindacale

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