Piergiovanni Alleva |
So bene che quello
della “lettera aperta” è un genere letterario un po’ polveroso
e passato di moda, ma credo di avere, questa volta, due ottime
ragioni per farvi ricorso.
La prima è che siamo alla vigilia del
più micidiale attacco mai portato ai diritti dei lavoratori, e che
nessuno sembra essersene accorto, perché il Governo Letta, che ne è
l’autore, ed è espressione del Partito Democratico di cui sei
Segretario, l’ha ipocritamente mascherato da semplice misura di
supporto all’occupazione giovanile.
Si tratta, nientemeno, che
della “liberalizzazione” dei contratti a termine, ossia della
istituzionalizzazione e generalizzazione del precariato come normale
– e ricattatoria – forma del rapporto di lavoro.
La seconda
ragione è che ho lavorato con te per molti anni, quando eri
Segretario della CGIL, in qualità, per così dire, di “giuslavorista
in capo” (come, in precedenza, avevo fatto con Cofferati e con
Trentin), e ti ho sentito ripetere in ogni occasione, in pubblico e
in privato, nelle piazze e nei convegni, un concetto importantissimo:
che il rilancio dell’economia e dell’occupazione non passa
dall’eliminazione dei diritti dei lavoratori, e, soprattutto, non
passa dalla distruzione della loro dignità e riduzione ad uno stato
di soggezione tramite licenziamenti “liberi” e precariato
incontrollato.
Hai sempre, giustamente, rimarcato che è
assolutamente falso che licenziamento e precariato “liberi”
aumentino, anche minimamente, l’occupazione, che dipende, invece,
dalla politica economica e dalla crescita della domanda aggregata.
Lo
dimostra, tra l’altro, l’esempio della Spagna, che dopo aver
liberalizzato i contratti a termine per i giovani, ha visto aumentare
la disoccupazione giovanile ben oltre il 50%, e – aggiungo – lo
ha dimostrato anche l’inutile manomissione da parte del Governo
Monti – Fornero dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, la
quale, ovviamente, dopo un anno non ha creato neanche un posto di
lavoro in più.
Ma vediamo più da vicino questa micidiale
proposta del Governo Letta, come è stata spiegata da anticipazioni
di stampa: in sostanza, i contratti di lavoro a termine diverrebbero
“acausali” e senza limiti di ripetibilità per i giovani fino a
29 anni, mentre per gli altri lavoratori il “primo” contratto a
termine, che la riforma Fornero ha già reso
“acausale” con durata fino a 12 mesi, potrebbe prolungarsi a 18 mesi, a 24 mesi o a chissà quando.
“acausale” con durata fino a 12 mesi, potrebbe prolungarsi a 18 mesi, a 24 mesi o a chissà quando.
“Acausale” significa che il termine automatico
di scadenza potrebbe essere apposto al contratto anche senza una
specifica ragione o causa, e cioè anche per far fronte e normali e
continuative esigenze produttive, e non soltanto quando ricorrano
esigenze temporanee.
Ma chiediamoci, allora, perché il datore di
lavoro, per sopperire ad esigenze produttive continuative dovrebbe
ricorrere non a contratti a tempo indeterminato, come sarebbe
naturale, bensì a contratti a termine, e perché le organizzazioni
datoriali insistano tanto per introdurre questa anomalia o
controsenso.
Per rispondere, bisogna bandire ogni ipocrisia, e
riconoscere che non vi è altra ragione che questa: che il contratto
a termine, a scadenza automatica e rinnovabile solo se il datore di
lavoro lo vuole, gli conferisce uno strapotere contrattuale durante
tutto lo svolgimento del rapporto, e mette di fatto fuori gioco lo
Statuto del Lavoratori ed ogni altra legge protettiva, che nessun
lavoratore precario oserà più invocare per timore di un mancato
rinnovo del contratto a termine.
Non per nulla un entusiastico
plauso alla “proposta Letta” (o Giovannini) è venuto da una
schiera di eminenti giuristi ed avvocati di parte datoriale, che
della negazione e del contrasto verso i diritti dei lavoratori hanno
fatto la loro professione, nonché la fonte di ingenti fortune
personali,.
Se passerà la “Riforma Letta” (o Giovannini)
tutte le nuove assunzioni saranno a termine, ed il precariato sarà
la condizione normale dei lavoratori, privati di tutela e di
dignità.
Né si dica che già oggi la maggioranza delle
assunzioni avviene mediante contratti a termine o di lavoro
somministrato: ciò è vero, ma costituisce semplicemente
un’illegalità di massa, perché almeno l’80% di quei contratti è
illegittimo, per carenza del presupposto di temporaneità delle
esigenze produttive, ed in ogni momento il lavoratore che voglia
sottrarsi al ricatto, può denunziare in giudizio l’illegittimità,
ottenendo la trasformazione del rapporto a tempo indeterminato.
E
nessuno lo sa meglio di te, caro Segretario Epifani, che hai sempre
voluto che la CGIL disponesse di una capillare rete di uffici
vertenze legali, nei quali centinaia di bravi e motivati attivisti
lottano ogni giorno contro l’illegalità.
Puoi, dunque, come
Segretario del Partito Democratico – da cui questa disastrosa
proposta interamente dipende – consentire all’abolizione, nella
sostanza, del diritto del lavoro, che essa renderebbe, in concreto,
impraticabile per i lavoratori ormai totalmente precarizzati?
In
molti, moltissimi, speriamo e crediamo che non lo permetterai, che
farai decadere, anche mettendoti in gioco personalmente, la proposta
governativa di “acausalità” dei contratti a termine, che, tra
l’altro viola platealmente la Direttiva Europea n. 1999/70, la
quale richiede, per la loro legittimità, che siano “determinati da
condizioni obiettive”.
Ribadisco che alla presentazione del
decreto da parte del Ministro Giovannini mancano poche ore: bisogna,
dunque, schierarsi ed agire adesso.
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